Una decisione a breve per Tokyo 2020?


Tra gli effetti più spettacolari dell’epidemia di Covid-19 di cui tutti in Europa cominciamo ad essere vittime (per fortuna sane, nella maggioranza dei casi) c’è l’annullamento (o, nei casi più ottimistici, il rinvio a data da destinarsi) a catena di tutti i principali eventi sportivi della prima parte del 2020. I principali campionati nazionali e continentali di calcio e degli altri sport, la Formula 1, le grandi classiche di ciclismo, solo per prendere qualche esempio, sono per ora anch’essi in quarantena, senza sapere se e quando potranno riprendere ed eventualmente concludersi. Anche gli Europei di calcio saranno quasi certamente rinviati, dopo che la FIFA ha suggerito di rinviare tutte le partite internazionali previste tra marzo e aprile [1]. In questo contesto, la tenuta delle Olimpiadi di Tokyo, a partire dal 24 luglio, è sempre più in bilico. È qualche settimana ormai che si fanno più insistenti le voci che ne chiedono l’annullamento o, nel migliore dei casi, il rinvio di qualche mese o addirittura al 2021 o al 2022. La più illustre è quella del presidente americano Trump, che si è espresso per un rinvio la settimana scorsa, prontamente contraddetto dalla ministra giapponese delegata ai Giochi Olimpici, Seiko Hashimoto, che ha negato qualsiasi progetto in tal senso [2]. È di oggi la notizia del primo atleta che si è espresso per un rinvio, il mezzofondista britannico Guy Learmonth [3]. 
Per il momento la posizione del Cio, e degli organi che a lui fanno capo, come il comitato organizzatore dei Giochi, è che niente è cambiato rispetto a qualche mese fa, e che la preparazione va avanti come previsto. Diverse autorità giapponesi, tra cui la governatrice di Tokyo e il primo ministro Abe si sono precipitati a difendere la versione ufficiale [4].  Nell’ultima dichiarazione sull’argomento, il presidente Bach ha affermato che le opzioni di un annullamento o di un rinvio non sono state “nemmeno evocate” durante l’ultima riunione della Commissione Esecutiva, il 3 e 4 marzo scorsi [5]. Il comunicato ufficiale diramato in occasione della riunione, tuttavia, è molto più prudente, limitandosi ad affermare che “il Cio continuerà a seguire le indicazioni dell’Oms, e delle principali agenzie delle Nazioni Unite in questa materia” [6], e le informazioni che ha lasciato trapelare Richard Pound, uno dei membri del Cio di più lunga data, e senza dubbio uno dei pochi che possono permettersi libertà di parola, farebbero pensare che l’opzione dell’annullamento sia comunque all’ordine del giorno [7]. In questo caso, l’atteggiamento delle diverse autorità olimpiche è assai più prudente di quello di molti governi nazionali, che sembrano andare a tentoni alla ricerca di soluzioni. Bisogna dire che il Cio, al di là del fatto di avere la responsabilità ‘solo’ di una competizione sportiva (e della circolazione di quantità di denaro enormi associate ad essa), ha l’indubbio vantaggio di avere davanti a sé ancora qualche settimana, e forse mese, prima di poter prendere una decisione definitiva. È possibile che ai piani alti del movimento olimpico la tentazione sia quella di temporeggiare ancora un po’, magari sperando in un miracolo che renda la situazione più rassicurante tra un mese o due, ancora in tempo per poter organizzare un’Olimpiade, seppur in fretta e furia. L’accensione della fiamma olimpica che si è svolta in Grecia il 12 marzo – sebbene a porte chiuse per ragioni sanitarie – andava certamente in tal senso: rassicurare il mondo sul fatto che i preparativi per i Giochi vanno avanti come previsto, e che questi ultimi si terranno senza problemi. Per ironia della sorte, tuttavia, la settimana scorsa è stata decisiva nell’evoluzione dell’epidemia di Covid-19; è la settimana scorsa che l’Oms l’ha ufficialmente classificata come una pandemia e ha dichiarato l’Europa come il nuovo epicentro del contagio, dopo la Cina. Nello stesso momento, l’epidemia ha incominciato a diffondersi in maniera preoccupante negli altri continenti, e in particolare negli Stati Uniti, spingendo diversi paesi ad adottare misure di confinamento su scala globale che non hanno precedenti nella storia. La cerimonia di Olimpia ha avuto quindi un gusto surreale, un tentativo disperato di mantenere una parvenza di normalità mentre nel resto del mondo le nostre certezze e il nostro modo di vita venivano pesantemente rimessi in discussione. Tanto è vero che la frazione greca della staffetta olimpica è stata interrotta ed annullata non più tardi del giorno successivo, ufficialmente perché attirava troppi spettatori, creando assembramenti, cosa poco gradita in questo periodo [8].
La settimana di passione che abbiamo appena passato, tuttavia, ha forse fatto muovere qualcosa anche al vertice del Cio. È di oggi la notizia che una riunione eccezionale della Commissione Esecutiva è prevista domani per videoconferenza, e che, in seguito, sono previste discussioni con le Federazioni Internazionali e i Comitati Olimpici Nazionali [9]. Non è difficile prevedere che la pandemia di Covid-19 sarà l’unico argomento delle discussioni. Ufficialmente, si tratterà principalmente di discutere l’organizzazione delle gare di qualificazione previste nelle prossime settimane, che sono state tutte annullate o rinviate, per le restrizioni sanitarie previste nei diversi paesi, le difficoltà degli spostamenti e l’impossibilità per la quasi totalità degli atleti di essere presenti. Anche solo da questo punto di vista la situazione sta diventando drammatica, tanto da mettere in seria discussione la possibilità che le Olimpiadi possano effettivamente aprirsi a fine luglio, anche nel caso di una crisi miracolosamente breve. Gli incontri, tuttavia, non potranno certo limitarsi alla discussione di questi dettagli tecnici. 


[1] FIFA statement, FIFA, 13 marzo 2020.






[7] IOC member casts doubt on postponing or moving Tokyo Games, Associated Press, 25 febbraio 2020.


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